Ogni anno circa 10-20 milioni di tonnellate di plastica entrano negli ecosistemi acquatici e, di conseguenza, nell’intera catena alimentare
Nel 2016, l’EFSA ha emesso una dichiarazione in merito alla presenza di micro (MPs) e nanoplastiche (NPs) nei prodotti alimentari, in particolare prodotti della pesca, segnalando la mancanza di informazioni sugli effetti nocivi per il consumatore. Nel 2022, la FAO ha pubblicato una review sulle MPs in tema di sicurezza alimentare, sottolineando come il consumo di alimenti sia una delle principali vie di esposizione per l’uomo e gli animali. Il documento riporta knowledge gap importanti, come la scarsità di dati sulla tossicità delle MPs e NPs e la mancanza di metodi analitici standardizzati, che impediscono la formulazione di conclusioni definitive sul rischio di queste particelle per la salute pubblica. Attualmente, non esiste una legislazione che regoli in modo specifico la presenza di MPs negli alimenti, in quanto ad oggi, l'ingestione di queste particelle, non è considerata una minaccia significativa per la salute umana. Come Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Diagnostiche sui Mammiferi Marini (C. Re. Di. Ma.), ci occupiamo di studiare i cetacei, il loro habitat e le minacce che mettono a rischio la loro sopravvivenza; tra queste, l’inquinamento da marine litter, in cui rientrano le MPs, è un problema ormai noto. I cetacei, infatti, come l’uomo, ingeriscono le MPs principalmente attraverso la dieta, svolgendo così un ruolo fondamentale per il biomonitoraggio dei possibili effetti tossici causati da questi contaminanti ambientali.
Virginia Mattioda