Si è tenuto oggi a Torino il convegno sugli "Aspetti teorico e pratici della certificazione ufficiale per l'export dei mangimi in paesi terzi" organizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Al convegno sono intervenuti il direttore generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari, Pierdavide Lecchini, il consigliere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, Romano Marabelli, e l’Assessore alla sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi.
Un tema di grande attualità e di fondamentale importanza per l’economia italiana, in quanto ha ricaduta sostanziale sul mondo del lavoro. Le Aziende produttrici italiane di pet food infatti non delocalizzano le strutture produttive. Il mercato è in forte espansione. In Italia ha raggiunto i 2,26 miliardi di euro di fatturato. Durante la pandemia nel 2020, il mercato è cresciuto sia in valore (aumento del 4,2%) che in volume (aumento del 2%). Questi i dati che sono stati annunciati da Assalco, l'Associazione Nazionale per le Imprese di Pet Food e Pet Care, nell'ambito della 14° edizione del Rapporto Assalco – Zoomark. Un dato ancora più impressionante è la crescita del fatturato che riguarda l’esportazione nei Paesi Terzi che ha avuto un incremento rispetto all’anno precedente del 35%. Un progresso dovuto al fatto che anche nel pet food il Made in Italy viene ricercato in quanto sinonimo di qualità.
L’esportazione di questi prodotti ai Paesi Terzi è però sottoposta a una normativa rigorosa che deve essere rispettosa degli accordi bilaterali in tema sanitario con ogni Stato importatore.
I prodotti esportati devono essere accompagnati da una certificazione ufficiale prodotta dalle Autorità competenti, che deve garantire il rispetto di uno o più requisiti previsti dalla normativa sui mangimi in particolare sulla sicurezza dell’alimento.
Nel convegno si è discusso di questo tema e di come riuscire ad affrontare e superare le criticità che insorgono nell’iter procedurale soprattutto dovute alle certificazioni sanitarie richieste dal Paese Terzo che, come richiesto dai Servizi veterinari territoriali, si richiede possa diventare omogeneo a livello europeo.
«Ci sono aziende del nostro territorio che esportano in oltre cento Paesi – ricorda il direttore dell’IZSPLV, Angelo Ferrari – Hanno necessità che le procedure che riguardano l’iter siano rapide quanto efficaci, garantendo sempre la sicurezza dei mangimi. Anche per questo il nostro Istituto e tutta la rete dei dieci Istituti italiani sono impegnati oltre che a garantire controlli rigorosi, a supportare i produttori nella ricerca e nell’innovazione, ad esempio, per fare in modo che continuino a essere competitivi sul mercato dei Paesi Terzi garantendo qualità e sicurezza dei prodotti esportati».