Alghe

La grande capacità delle alghe di bioaccumulare contaminanti può costituire un rischio per la salute umana ed animale, qualora queste siano utilizzate per l’alimentazione.

La ricerca si è posta l’obiettivo di identificare nelle macro alghe del Mediterraneo nord-occidentale, la presenza di contaminanti organici quali i policlorobifenili non diossina simili (NDL PCB), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e i lantanidi, detti anche terre rare, contaminanti inorganici emergenti negli ecosistemi marini a causa della loro crescente applicazione nell’industria.

I risultati indicano che i limiti di legge per l’arsenico, il mercurio e il cadmio non sono mai stati superati, mentre il limite massimo per il piombo è stato superato in tutte le specie prelevate nel sito di Bergeggi, ove sono stati registrati i livelli più alti di elementi in traccia e di lantanidi.

Per quanto riguarda i contaminanti organici, le concentrazioni di NDL PCB e IPA sono risultate inferiori al limite di quantificazione strumentale.

Nei siti Elba e Capraia gli elementi di traccia e i lantanidi hanno fatto registrare i tenori più bassi.

Lo studio evidenzia importanti differenze tra i siti di provenienza delle alghe, suggerendo attenzione particolare nella scelta dell’area di “raccolta”.

Responsabile di Ricerca : Squadrone Stefania 

Enti Partecipanti: Università degli studi di Torino 

- Ricerca finanziata dal Ministero della Salute, Ricerca corrente