La principale preoccupazione che per oltre 15 anni aveva bloccato l’import di carne italiana in Giappone era il temuto “Morbo della Mucca Pazza”.
Proprio per verificare l’efficienza dei controlli sulla carne italiana una delegazione del Ministero della Salute nipponico lo scorso anno ha visitato il Centro di Referenza Nazionale per le Encefalopatie Spongiformi del nostro Istituto. Durante la visita sono stati illustrati il sistema di sorveglianza e la gestione di eventuali focolai di mucca pazza e di altre Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili.
La notizia della recente fine dell’embargo da parte del Giappone è la dimostrazione che le Autorità nipponiche hanno preso atto dell’efficienza del sistema di controllo nazionale coordinato dal Ministero della Salute. L’apertura di canali commerciali verso il Giappone è una grande opportunità per le aziende italiane: il Giappone risulta il più grande importatore di prodotti alimentati e negli ultimi 40 anni il consumo di carne è aumentato del 400%.
Il nostro Istituto dal 2001 ha esaminato, insieme alla rete degli altri Istituti Zooprofilattici, oltre sette milioni di campioni. Insieme al divieto di utilizzo delle farine animali dai mangimi, l’attenta sorveglianza ha permesso all’Italia di ottenere dalla Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale la qualifica di Paese a rischio trascurabile per BSE. Nel 2001 i bovini positivi erano 1 ogni 10 mila, oggi si può parlare di scomparsa della malattia, poiché l’ultimo caso è del 2011.