Ricerche finanziate dalla Fondazione CRT

Responsabile ricerca Emanuele Carella

Tra i microinquinanti ambientali, oltre i metalli pesanti, le terre rare o lantanidi (REEs), sono un gruppo di elementi chimici non essenziali per la vita, ma fondamentali per lo sviluppo di svariate tecnologie e il loro utilizzo e rilascio nell'ambiente sono in costante aumento. Gli organismi viventi assumono un ruolo importante nel biomonitoraggio dell’inquinamento e di conseguenza la fauna selvatica può rappresentare un ottimo «bioindicatore» di contaminazioni ambientali. Il pelo degli animali selvatici può essere una valida matrice biologica in quanto è in grado di riflettere le concentrazioni metalliche dei tessuti interni.

L’attività di campionamento è stata svolta su animali selvatici provenienti da Valle d’Aosta e Piemonte in collaborazione con le ASL. Sono stati sottoposti a campionamento di pelo le seguenti specie animali: 21 volpi, 21 lupi, 23 tassi e 21 faine. Il bioaccumulo di pelo di As, Pb e Cd nei campioni con valori anomali è molto elevato soprattutto tra tassi e volpi, mentre i contenuti di Fe, Mn e Al sono molto più bassi nei ritrovamenti di tassi della Valle d'Aosta rispetto a quelli piemontesi. Questa evidenza può essere spiegata dalle diverse caratteristiche compositive dei suoli piemontesi e valdostani e al trasferimento delle caratteristiche compositive del suolo nella matrice in studio. Il bioaccumulo di REEs nei campioni con valori anomali è molto elevato e le conclusioni che si possono trarre da tali evidenze sono del tutto analoghe a quelle già formulate per i metalli pesanti. Ciononostante, va evidenziato che la maggior parte dei campioni con valori anomali sono stati localizzati nella provincia di Biella dove vi è una diversa concentrazione di questi elementi nei territori in questione rispetto agli altri. Tra le specie considerate, nel pelo di tasso e nel pelo di faina sono state riscontrate le più alte concentrazioni dei REEs rispettivamente in Piemonte e in Valle d’Aosta.

In conclusione, il pelo si è dimostrato un utile strumento di biomonitoraggio per la valutazione della presenza di questi contaminanti in un dato ecosistema poiché riflette sia la dieta degli animali sia l’esposizione attraverso fonti antropiche. Questa indagine ha inoltre consentito di quantificare la presenza di questi elementi nel pelo di canidi e mustelidi e di stabilire dei valori di background per le zone oggetto di studio e per le specie esaminate.